domenica 20 giugno 2010

REINCARNAZIONE (2,13)


dehino’smin yathà dehe
kaumàram yauvanam jarà
tathà dehàntara-pràptir
dhìras tatra na muhyati

dehinah: dell’anima incarnata; asmin: in questo; yathà: come; dehe: nel corpo; kaumàram: l’infanzia; yauvanam: la giovinezza; jarà: la vecchiaia; tathà: similmente; deha-antara: di cambiamento del corpo; pràptih: compimento; dhìrah: il sobrio; tatra: a questo proposito; na: mai; muhyati: s’illude.

“Come l’anima incarnata passa, in questo stesso corpo, dall’infanzia alla giovinezza e poi alla vecchiaia, così l’anima passa in un altro corpo all’istante della morte. La persona saggia non è turbata da questo cambiamento.”

Ogni entità vivente è un’anima individuale e il corpo di ognuna di esse cambia ad ogni istante, manifestandosi a volte come un bimbo, come un giovane o come un anziano. Tuttavia si tratta della stessa anima spirituale ed essa non subisce nessun cambiamento. Questa anima individuale cambia il corpo nel momento della morte e trasmigra in un altro corpo, materiale o spirituale. Qualsiasi persona che abbia una conoscenza perfetta sulla costituzione dell’anima individuale, della Superanima e delle nature materiale e spirituale viene riconosciuta come dhìra, una persona sommamente sensata. Una persona come questa non è mai confusa dal cambiamento del corpo.