sabato 2 gennaio 2010

Sulla Natura Marginale ( tatastha-sakti ) della Jiva.


La domanda auspiciosa che un giorno un essere umano (jiva) possa farsi, è quella di conoscere la propria vera natura; da questa domanda potrà nascere la sua buona fortuna, per questo prendo spunto da un passaggio del Jaiva-Dharma di Srila Bhaktivinoda Takura per tentare di dare una risposta ed analizzare questa possibile domanda. Nel quinto sloka del Dasa-Mula è detto: 'proprio come faville che scaturiscono dal fuoco, le innumerevoli jiva sono minuscole particelle spirituali contenute nei raggi del sole spirituale Sri Hari. Sebbene siano identiche a Sri Hari, esse sono anche eternamente distinte da Lui. L'eterna differenza tra jiva e Isvara è che Isvara è il padrone e Signore di maya-sakti, mentre la jiva, per sua natura costitutiva, può cadere sotto il controllo di maya anche nello stato liberato (mukti). Questa verità filosofica è supportata in numerosi passi dei Veda e delle Upanishad. Le realtà che le jiva-purusa possono conoscere sono due, quella del mondo materiale inanimato e quello del mondo Spirituale. La jiva si trova in un terza posizione detta tata-stha, che è un luogo nel quale si congiungono le altre due, così la jiva vive come in una condizione simile al sogno. Trovandosi in questo confine può vedere sia il jada-jagat (mondo inerte) sia il cid-jagat (mondo spirituale),questa è la natura marginale della jiva-sakti. Così in questa condizione la jiva oscilla fra queste due condizioni, quella di sogno e quella di veglia. Il termine tatastha significa marginale, possiamo definirla la linea di demarcazione che separa l'oceano dalla terra ed è talmente sottile da non poter essere individuata a occhio nudo. Possiamo così paragonare il mondo spirituale all'oceano e la terra al mondo materiale; tata è la linea che li divide,e in questo punto dove questi due mondi si incontrano è situata la jiva-sakti (energia marginale). La jiva è situata in questo luogo intermedio, da dove è visibile da un lato il mondo spirituale e dall'altro l'universo materiale creato da maya. Da un lato c'è Bhagavan con la ua sakti infinita,e dall'altro lato c'è mayasakti (l'energia materiale). Le jiva sono manifestate dalla tatastha-sakti (potenza marginale) di Krishna, e da questa natura marginale è possibile scorgere entrambi i mondi. Se la jiva guarda Krishna, cioè verso il mondo spirituale, potrà entrarvi e servire Bhagavan nella Sua forma spirituale pura e cosciente.Se invece guarda maya, si oppone a Krishna e così viene imprigionata da maya. Questa duplice natura si chiama tatastha svabhava, o natura marginale. Nell'esistenza della jiva non esiste nessuna partecipazione di maya, ma essendo per natura molto piccola può essere sconfitta e offuscata da maya. Maya però non può in nessun modo offuscare il Brahaman e causargli una condizione miserevole. Se accettiamo la sakti trascendentale (para-sakti) di Brahaman, maya non può assolutamente sconfiggere la cit-sakti (energia interna), quindi maya non gioca nessun ruolo nella creazione delle jiva. Sicuramente la jiva è solo una piccola particella ma, nonostante ciò, in essenza è superiore a maya. In conclusione maya non ha nulla a che vedere con la creazione della svarupa (forma spirituale) della jiva, e allo stesso tempo le jiva, per natura, sono soggette all'influenza di maya. Sta al nostro libero arbitrio guardare, dalla condizione in cui ci troviamo, con perseveranza verso il cid-jagat (mondo spirituale) e allontanarci da maya per non esserne travolti. Il nostro compito è quello di tornare a casa, nella nostra vera natura spirituale.

Scritto da Purusottama das  ( Paolo Ciccarelli )