sabato 6 febbraio 2010

Comparazione tra il Narada Bhakti Sutra e la spiritualità di San Francesco

Uno dei testi straordinari sulla Bhakti Vaishnava, il Narada Bhakti Sutra, presenta dei meravigliosi sloka, che trovo così vicini al pensiero e alla vita del nostro Bhakta, che è il Santo di Assisi Francesco. Nel terzo sloka del Narada Bhakti Sutra si pongono le basi iniziali per definire la natura dell'amore; lo sloka recita così: “amrta-svarupa ca”, che tradotto significa:“ed è di natura immortale; essa è' la bhakti”. La bhakti è della stessa natura di Dio, ed è amrta, immortale; la natura dell'amore supremo è di natura non ordinaria, e vi si accede rimuovendo gli ostacoli che ne impediscono la realizzazione. Nel salmo 145-18 si dice che il Signore è vicino a quelli che lo invocano, a quelli che lo cercano con cuore sincero. San Francesco è stato un uomo particolarmente carismatico e la sua santità sembra coniugarsi bene alla spiritualità orientale. Lui era un autentico innamorato di Dio; il dharma supremo è offrire amore a Dio, è questa la via per la totale e completa soddisfazione. Il Signore è trascendente, di natura spirituale e la Sua percezione va al di la della materia e alla capacità dei nostri strumenti sensoriali, che non sono adatti a una tale visione. Per amare c'è bisogno che si ami, solo così diventerà parama-bhakti, e questa era anche la condizione di San Francesco; un amore folle, un folle amore per Dio. Nella tradizione delle Chiese d'Oriente esiste una tipologia che non è conosciuta dalla Chiesa d'occidente ed è chiamata 'pazzia per Cristo'. I pazzi di Cristo sono chiamati in Greco 'soloi' e in Russo 'yurodivij'. I pazzi in Cristo hanno rigettato la saggezza umana per acquisire solamente la saggezza spirituale. Anche nella tradizione della bhakti vaishnava è stato Caitanya Mahaprabhù a mostrare tutti i segni dell'amore estatico, i cui sintomi si evidenziarono anche nel Suo corpo, nelle Sue continue estasi d'amore. Narada è dell'opinione che le caratteristiche fondamentali della bhakti è la consacrazione di tutte le attività, abbandonandosi al Signore e soffrire, sentire tutta l'angoscia quando ci dimentichiamo di Lui. Attraverso la purezza, che è il requisito primo per lasciar passare la luce della bhakti, insieme alla dedizione,la continuità e la coerenza, possiamo percepire Dio in ogni cosa attraverso azioni come respirare, cucinare, mangiare, lavorare con spirito di abbandono, immergersi completamente in Lui. Anche San Francesco, contemplando la bellezza del Creato, ('Theoria physike' come veniva chiamata dai Padri del deserto), era capace di pervenire alla conoscenza di Dio attraverso la creazione. L’universo visibile diventa quindi un libro aperto per gli amici di Dio, una scuola per le anime; la contemplazione della creazione è lo strumento che l'uomo santo utilizza per intravedere la presenza di Dio nel mondo. Il mondo è una teofania di Dio, un sacramento della Sua presenza, come tutta la tradizione patristica ha sempre sottolineato. Negli ultimi decenni in occidente la moda dilagante è quella di negare la creazione dell'universo da parte di Dio, una cosa considerata completamente naturale per millenni e millenni, improvvisamente divenuta da temerari affermare la presenza di Dio dietro a così tanta meravigliosa perfezione. Tutto questo in nome della scienza positivistica, che formula l'idea di un universo con tutte le sue complessità, che non abbia bisogno di un progettista, di una intelligenza che coordina il tutto. Dio non è un icona, Dio è trascendente ed immanente e al tempo stesso è presente in ogni atomo; Vishnu, colui che tutto penetra e sostiene. In conclusione possiamo notare come l'amore vero, quello puro, esente da tutte quelle contaminazioni che lo trasformano in libido, in eros, è presente in tutte le Tradizioni autentiche, e tante persone sante di tutte le epoche, ne hanno assaporato e manifestato tutti quei sintomi che fanno di un uomo una fonte inesauribile di gioia e benevolenza per quella parte di umanità che sappia cogliere per intero tutto l'inestimabile valore. Mi sia concesso un esempio tratto dagli insegnamenti di Doroteo di Gaza tratti da un passaggio della Filocalia: “Supponiamo che per terra ci sia un cerchio, cioè una linea tonda tracciata con un compasso. Centro si chiama propriamente il punto che sta in mezzo al cerchio. Adesso state attenti a quello che vi dico. Pensate che questo cerchio sia il mondo, il centro del cerchio sia Dio, e le linee che vanno dal cerchio al centro siano le vie, ossia i modi di vivere degli uomini. Quanto più i Santi avanzano verso l'interno, desiderano avvicinarsi a Dio e si avvicinano gli uni a gli altri, quanto più si avvicinano a Dio, tanto più si avvicinano l'un l'altro e quanto più si avvicinano l'un l'altro, tanto più si avvicinano a Dio. Similmente immaginate anche la separazione. Quando infatti si allontanano da Dio e si rivolgono verso l'esterno, tanto più si allontanano gli uni con gli altri. Ecco. questa è la natura dell'amore. Quanto più siamo fuori e non amiamo Dio, altrettanto siamo distanti dal prossimo. Se invece amiamo Dio, quanto più ci avviciniamo a Dio per mezzo dell'amore per Lui, altrettanto ci uniamo all'amore del prossimo e quanto più siamo uniti al prossimo, tanto più siamo uniti a Dio”. La potremmo definire l'equazione dell'amore.
                                                                
                                                                                                            Purusotthama das